Continua a salire la tensione tra i due paesi al confine mettendo a rischio la sicurezza in Europa.
Tornano a tremare i Balcani a trent’anni dalle sanguinose guerre che hanno sconvolto l’Europa dal dopoguerra. Ora a preoccupare la stabilità del territorio europeo non è solo l’Ucraina ma anche il conflitto tra Kosovo e Serbia nel cuore dell’Ue. Le tensioni aumentano tanto che la forza internazionale Kfor a guida Nato che “controlla da vicino” la situazione al confine si è detta è “pronta a intervenire se la stabilità è messa in pericolo”.
Il Kosovo infatti è protettorato Onu dalla fine degli anni novanta alla fine delle guerre in ex Jugoslavia rivendicato però dalla Serbia. A fare da spalla alla repubblica serba anche Russia e Cina. Le tensioni tra Kosovo e Serbia non sono state mai risolte nonostante la volontà di mediazione dell’Ue tra i due paesi iniziata nel 2013 per risolvere le questioni in sospeso.
La questione che ha fatto precipitare le cose è stata la decisione del governo kosovaro di vietare l’uso di documenti e targhe serbe nella regione del nord del paese che è a maggioranza di etnia serba. I kosovari serbi dovrebbero avere documenti kosovari entro settembre. Questo divieto ha scatenato le reazioni, anche violente, dei serbi kosovari sparando contro la polizia alla frontiera con i paesi ai valichi di Jarinje e Brnjak.
La decisione del premier kosovaro: una reazione alla Serbia
Non manca l’intervento della portavoce del ministro degli Esteri russo. Maria Zakharova accusa il premier kosovaro Kurti di avere provocato le ultime tensioni. Sostiene che si tratta di «un altro passo verso l’espulsione della popolazione serba dal Kosovo, e la rimozione delle istituzioni serbe che assicurano la protezione e i diritti dei residenti serbi». L’inviato nei Balcani dell’Unione Europea, Miroslav Lajcak, ha commentato positivamente la decisione del governo kosovaro di rimandare l’obbligo. Secondo lui durante il prossimo mese le parti potranno tornare a parlarsi e a trovare un punto d’incontro.
Dal canto suo, Kurti ha dichiarato che il divieto di documenti serbi è una misura di reciprocità. Dato che la Serbia non riconosce l’indipendenza kosovara a maggioranza albanese, chiede lo stesso a chi entra nel suo territorio, ovvero i serbi kosovari. Aleksandar Vucic, secondo il quale la situazione in Kosovo “non è mai stata così complessa” per la Serbia e per i serbi che lì vivono.